Fontanini e Travan «Provincia inutile? Non ditelo più»
Il vero nemico dei candidati è un ente caduto nell’oblio
Il Gazzettino, 14 marzo 2008
Candidati alla Provincia di Udine come i “parenti poveri” di una competizione elettorale in cui i riflettori sembrano puntati piuttosto sui colleghi in lizza per lo scranno regionale e per quello di palazzo D’Aronco? Come se l’ente intermedio fosse quello meno percepito dalla gente e quindi destinato a restare in ombra?
Gli interessati, su questo punto uniti, negano recisamente, perché non si reputano assolutamente tali. Anzi, portano a supporto del loro sentire proprio gli umori degli elettori, piuttosto quelli sparpagliati nei 137 comuni che quelli concentrati nel capoluogo, e pur non facendosi paladini dell’istituzione provinciale tout court rivendicano all’ente udinese un buon motivo di esistere, a ragione dell’ampio territorio e della popolazione che rappresenta.
È una competizione estremamente interessante, con grandi sorprese - sostiene Diego Travan , candidato del Centrosinistra - e la Provincia ha delle competenze molto forti, basti citare ambiente, infrastrutture, lavoro, edilizia scolastica. La verità è che se vinciamo ci troveremo un’eredità disastrosa, che dovremo affrontare riqualificando anche la macchina amministrativa e rendendola più trasparente». A sentirsi assolutamente a proprio agio è anche il candidato del Centrodestra, Pietro Fontanini, che certifica tutt’altro che disinteresse per palazzo Belgrado. «Anzi - sostiene - riscontro attenzione fra la gente perché vede nella Provincia la possibilità di rappresentare il Friuli, che oggi non ha un esponente della sua terra in grado di essere voce forte, a differenza di Trieste super rappresentata da Illy». E se qualche elettore sente più prossima la Regione che la Provincia, per Fontanini è la riprova “di un’amministrazione regionale sempre più centralistica”, rispetto a cui egli intende rivendicare più competenze.
Travan richiama l’attenzione sul ruolo strategico che la Provincia ha in materia ambientale, quella che è in cima alla sua agenda se sarà presidente. «Tante imprese devono attendere tempi lunghissimi per le autorizzazioni in quest’ambito - sostiene - perché nessuno si assume responsabilità. Occorrerà quindi fare interventi di responsabilizzazione, riqualificazione, aggiornare le professionalità, pensando a possibili risparmi». Ai detrattori dell’ente, ricorda almeno altre due voci che ritiene centrali: quella del lavoro, «in cui si danno importanti indicazioni di indirizzo per la formazione professionale, che significa combattere il precariato in un’ottica di più lavoro e più qualificato», e l’attenzione «alle piccole e medie imprese, nei confronti delle quali la Provincia ha un ruolo importante in un contesto economico globale di grande sofferenza».
Con la gente il contendente Fontanini evoca la questione rifiuti, che «è in mano alla Provincia e che va affrontata con una raccolta differenziata spinta e, per chiudere la filiera, con un termovalorizzatore»; la gestione delle strade, «che per questo territorio non sono cosa di poco conto. Data la competenza acquisita - aggiunge -, è una vergogna che la Regione abbia istituito una società per gestire le strade ex Anas. Dimostrerò che si è fatto un doppione di spesa»; la formazione professionale, per cui «chiederò più poteri perché gli enti di formazione facciano capo alla Provicia, come avviene già in altre regioni»; l’edilizia scolastica, con particolare accenno al Conservatorio Tomadini, «il più grande del Friuli Venezia Giulia, su cui si sta già intervenendo, ma che va ulteriormente qualificato».
Nel giorno in cui l’Upi, l’Unione delle province italiane, festeggiava il suo centenario, ridando fiato al dibattito province sì, province no, Travan non ha dubbi nel ritenerlo un “ente utile”, mentre Fontanini preferisce distinguere. «Non sono contrario a una razionalizzazione - spiega -. Quella di Trieste, che in pratica coincide con il Comune, è inutile, meglio l’area metropolitana. Anche Gorizia potrebbe essere razionalizzata. Quella di Udine - conclude - ha invece motivi validi per esistere».
Antonella Lanfrit